Capitan Calamaio è un pirata alla rovescia: ha deposto la spada e combatte con penna e inchiostro per salvare e diffondere libri e conoscenza. Una storia che è diventata uno spettacolo teatrale, un libro, un cd e un'occasione per far "divertir pensando" i bambini. Cronaca di una giornata particolare.

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Ugo Carlone

Partiamo con il treno delle 8 e 50 per Roma e siamo in tre, io, mia moglie e mia figlia di tre anni. Per lei l’attesa è spasmodica. Io e mia moglie abbiamo preparato e istruito la piccola a sufficienza su Capitan Calamaio e la sua ciurma di pirati non violenti, comunque quel che basta per le tipiche domande a ripetizione dei bambini. L’appuntamento è alle 10 e 30 al Teatro Sistina (il “Teatro Stabile della Commedia Musicale Italiana”) e arriviamo comodamente in anticipo. Gruppi di bambini accorrono ordinatamente (e non è un ossimoro), guidati da maestre e qualche maestro, che ne aprono e ne chiudono la fila per due. Il vociare aumenta così come l’attesa per l’ingresso al teatro. Ora la hall è strapiena e rumorosa ed una donna gentile con un cappello da pirata (primo segnale della ciurma che ci aspetta) si prodiga per distribuire biglietti e dare informazioni.

Finalmente entriamo, e siamo sistemati in fondo alla platea, proprio all’ultima fila. Scomodo? No, perché ci accorgeremo che questo è un punto di vista formidabile per godersi lo spettacolo nello spettacolo: i cori, le mani alzate, le reazioni collettive dei tanti e tanti bambini che riempono il teatro fino al sold out.

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Lo schermo manda l’immagine del Capitano, con il rumore di fondo di onde del mare che si smorzano. Tutti sono in attesa. Arrivano le ultime classi e prendono posto. Maestre solerti indirizzano i bambini verso le poltrone con gesti spicci e veloci. Ci siamo. Il Sistina è pieno. Il pubblico rumoreggia. E parte il coro: Ca-la-ma-io! Ca-la-ma-io! Ca-la-ma-io!, sempre più forte, fino a diventare davvero assordante, proprio come una bella curva di uno stadio pieno.

Si spengono le luci e c’è l’ovazione. Poi parte l’inno, con le prime corde della chitarra che riprendono il ritornello. I bambini acclamano e gridano (la nostra è più piccola degli altri, forse è un po’ stordita dal tutto). E si comincia: “Ciao amici, non temete/la mia ciurma di pirati/questo non è un arrembaggio/vi presento il mio equipaggio”, cantato dall’intero teatro, che conosce già la musica. Al ritornello un’esplosione: “Chi vi salva da ogni guaio?”, e il pubblico in coro, con la musica che si azzera: “Capitano Calamaio!”, “Chi ha più libri di un libraio?”, “Capitano Calamaio!”. L’atmosfera è piena di entusiasmo e quando appare il Capitano che invita i bambini a muovere le mani (“de qua e de là”, direbbe il Piotta) si raggiunge il climax: non ce n’è uno che non agiti le braccia e lo spettacolo complessivo ti allarga il sorriso e ti prende dentro. Poi l’inno finisce, ma quello che è successo in questi cinque minuti vale già il prezzo del biglietto, come si dice. Ora c’è lo spettacolo vero e proprio, anche se bisogna riprendere un pochino il fiato, come quando ti è passata un’emozione dentro e, una volta transitata, devi rimetterti in linea con il mondo. Insomma, un ingresso da rockstar. Mi avevano detto che in una delle tournée italiane, i Rolling Stones aprivano il concerto con “I Can’t Get No Satisfaction”; beh, mutatis mutandis…

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Dicevo lo spettacolo. E qui è importante raccontare come si sviluppa e quali ne sono i contenuti, perché state pur sempre leggendo il sito di Ribalta e bisogna capire perché una storia come quella di Capitan Calamaio ci va a finire dentro, al di là della simpatia per i bambini, le emozioni e il rock. Attingo dalla sinossi ufficiale (e attenzione ai nomi):

Capitan Calamaio è un pirata con la passione per i libri e l’arte in tutte le sue forme. A bordo della Pergamena solca i Mari della Conoscenza, accompagnato dalla sua fedele ciurma: il nostromo è il raffinato musicista Inchiostro; i timonieri, geniali inventori e amanti della scultura, sono i gemelli Biro e Stilo; in cambusa comanda la bella danzatrice Penna e sul pennone più alto, di vedetta, troviamo il piccolo Pennino che sogna di fare l’attore. La simpatica ciurma e il suo capitano hanno giurato di rinunciare alle armi e alla violenza e combattono con le parole per dimostrare che la penna è più forte della spada. Esiste nei Mari della Conoscenza un’isola galleggiante che si sposta seguendo la corrente, l’Isola del Sapere, che custodisce la Leggendaria Biblioteca. Capitan Calamaio riesce a raggiungerla guidato dal delfino Diapason, amico della principessa Acquerella che, custode e unica abitante dell’isola, passa le sue giornate a dipingere. Acquerella gli affida l’incarico di divulgare la cultura esportando in giro per il mondo i libri custoditi nella Leggendaria Biblioteca. La missione di Calamaio è minacciata da un misterioso nemico: il feroce Capitan Macero, che cerca l’isola per distruggerla poiché ha giurato al mondo di bruciare tutti i libri e ogni forma d’arte che troverà sul suo cammino. Sarà la pappacornacchia Petra ad aiutare Calamaio svelandogli il segreto del Libro Magico, dal quale dipendono le sorti dell’isola e dei suoi tesori.

Non è geniale? Un pirata pacifista. Un super-eroe che combatte con la penna e si accompagna con scultori, attori, danzatrici, musicisti. Insomma, uno che nel mare aperto vero sai quanta fatica fa… Ma qui siamo nei Mari della Conoscenza, bisogna arrivare all’Isola del Sapere e può compiersi la magia. Il Capitano è allora un eroe in tutto e per tutto e, senza spada e senza guerra, salva l’Isola e i suoi tesori (spoiling!).

L’idea è davvero bella e penso si possa capire perché ne parliamo in questo blog. E’ tutta un’educazione alla non violenza e al pacifismo; un inno alla cultura e alle arti come “mezzi di risoluzione delle controversie internazionali” (questi sì veramente costituzionali); un invito lucido ed effervescente a non rassegnarsi all’ignoranza e al mandare al macero (non solo metaforicamente) il patrimonio che ogni essere umano può possedere, fatto di rispetto, gentilezza, sensibilità, capacità di sognare.

Banale? Retorico? Vi assicuro di no. Mettete tutti questi contenuti in un teatro, al centro di Roma, strapieno di bambini che gridano e seguono tutto lo show, senza perdersi un minuto (alla fine anche la mia, che è piccolina); in uno spettacolo dove si susseguono, uno dietro l’altro, ma senza frenesia, dialoghi, gag, canzoni, balletti che compongono il bel puzzle che è l’intera storia; metteteci pure che esiste un libro che narra la vicenda di Capitan Calamaio e un cd che ne raccoglie i pezzi musicali; aggiungeteci che, a Roma e non solo, le scuole che hanno fatto diverse attività con il Capitano e la sua ciurma sono tantissime, tutte entusiaste, tutte con una risposta dei bambini che è commovente (disegni, storie, poesie… fatevi un giro nel sito internet e nel profilo Facebook per verificare). E, soprattutto, mettete tutto questo nel flusso dominante della vita di oggi, dei valori (sì, i valori) che circolano, di quanto i diritti di chi ha meno o è diverso non vengano rispettati, di quanto si pensi alla cultura solo perchè cade un altro pezzo di una villa a Pompei, di quanto si usi assai di più la spada che la penna. E poi pensate pure a quanto siano esposti i bambini di oggi a messaggi non solo competitivi ed egoistici, ma proprio guerreschi, violenti, cattivi. Ecco, prendete tutto questo e metteteci anche solo una goccia di Capitan Calamaio e della sua ciurma. Capirete come questo super-eroe buono (e il progetto che c’è dietro) cammini come i salmoni e “ribalti” tanti brutti pensieri.

E scusate se ho usato “buono”, “cattivo”, “brutto”; ma, sapete, sono i bambini che parlano così…

(Un necessario Post Scriptum: Capitan Calamio è Massimiliano Micheli, attore e musicista; l’altra metà del Capitano (e del progetto) è Lenina Giunta, che ha disegnato la storia. Insieme hanno scritto il libro. Qui potete leggere le loro “bio”. Sono due splendide persone: in totale, i loro quattro occhi accumulano una quantità di dolcezza, sensibilità e gentilezza davvero enorme, e rara).

(Poi abbiamo ripreso il treno dalla Stazione Termini, e la nostra piccola era proprio ko per le emozioni e la fatica. Per lei una giornata davvero intensa. Ed anche per i suoi genitori).

 

Ugo Carlone
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